Un sandolo lungo 37 Vogalonghe

Forse è un record.
Ho fatto costruire un sandolo Buranello da “el pipa” (Giuseppe Molin) di Burano nel 1974 per portare in sicurezza a vogare anche la famiglia, in quanto, uscire con la solita “mascareta” era ormai e purtroppo da anni proibitivo e solo i motori imperavano nella nostra laguna. Le barche tipiche non si vendevano più, e il “pipa” mi fece un prezzo effettivamente straordinario.
Il mio nuovissimo sandolone Buranello era in mogano, lucidissimo con il suo ferro di prora in acciaio inox come le placche per il foro delle forcole e i ferri di poppa e di prora fissati con le olive in ottone cromato.

Allora abitavo in palazzo Tron sul Canal Grande, ed era forse l’unica barca a remi (a Parte le gondole) che sbatteva la sbessola sulle onde del Canalasso.
Con orgoglio usavo il mio sandolone sul Canalasso e per i rii che ancora non avevo visto; era una continua scoperta straordinaria, come è vero che la Venezia vera la scopri solamente per canali.
Ora con lui continuavamo a partecipare alle regatine di S.Martino con le sempre troppo poche barche che amavano ancora la nostra voga .
Non ero ancora a conoscenza della nuova idea dei Rosa Salva di lanciare “La Vogalonga” per combattere il moto ondoso che tutti noi vogatori per passione subivamo ormai da troppo tempo.
Quando Lalo Rosa Salva mi informò del progetto, ne fui chiaramente entusiasta.

Coinvolsi i miei cognati per iniziare gli allenamenti, anche se mancavano ancora molti mesi all’ 8 di Maggio del 1975.
Io stesso potevo allenarmi pochissimo come tecnico petrolifero dell’ENI (Ente Naz Idrocarburi) in quanto ero spesso e per lunghi periodi sulle piattaforme petrolifere sparse per tutti i mari.
Ma quando ritornavo, da solo o con i miei cognati giravo con il mio sandolone in ogni angolo della laguna.
8 Maggio 1975 – Ecco il primo raduno in Bacino S. Marco, di quante barche erano riuscite ad essere messe insieme in qualche modo, “Barche taconàe, Remi svergolai, forcole zontàe” non erano moltissime le barche in bacino ben sistemate, ma tutte comunque Veneziane con ai remi amanti della voga, e altri portati per convincimento o quasi per forza.
Le remiere alla Veneta ancora non esistevano, le gloriose Querini e Bucintoro, in genere vogavano fuori scalmo.

Che emozione vedere solo questi legni in bacino, finalmente le onde per quella prima partenza erano state vinte. Il mio sandolone era una delle poche barche con remi e forcole quasi nuove.
Ore 9’00 il colpo di cannone che dava inizio a quella prima manifestazione che diventerà storica (anche se, con gli anni a venire sempre meno Veneziana), alza remi e: “par Venessia e par SaMarcho” e daghe sotto a vogar con entusiasmo. Schiene piegate in avanti, allora era sentita la competizione per arrivare prima degli amici, di fatto quasi tutti ci conoscevamo, e arrivare prima degli altri significava poter avere il diritto all’osteria di fare il culo a chi arrivava dopo.
Tutti comunque consapevoli di essere dei moderni Cavalieri protesi in uno sforzo comune, impugnando quelle lance di robusto legno, per questa difficile moderna crociata contro il disastro del moto ondoso.
Così partì per questa sua prima Vogalonga il mio Sandolone, partì come un mobile di mogano lucidissimo.
Anni dopo lo dovetti dipingere di bianco, il continuo moto ondoso del Canalasso aveva rovinato il lucido mogano. Più avanti e sempre per lo stesso motivo lo dovetti plastificare, e portare la voga a poppa su una pedana aggiunta tipo pupparino per equilibrare il peso che con la plastificazione si era troppo appruato.

Ma comunque pimpante e sempre presente anno dopo anno al suo appuntamento alle 9 nel Bacino Di S.Marco per l’alza remi che via via veniva fatto con i miei equipaggi quasi sempre diversi.
Mio figlio Massimiliano iniziò come contropeso a poppa ma poi fu partecipe costante come rematore per molti anni.
Con mia moglie Anna fummo noi due soli per diverse Vogalonghe tutti gli altri ormai rifiutavano, solo da lei ottenevo la disponibilità di farmi compagnia.
Ogni anno era un problema a convincere gli amici, avevo più successo con i colleghi di ufficio quasi tutti non Veneziani, i quali si alternavano anno dopo anno. Per una dovetti vogare da solo, e nel 2002 non trovai niente di meglio che mia figlia Chiara incinta di 5 mesi e suo marito Vicentino che non aveva mai preso in mano un remo.
Le ultime con mio nipote Marco da quando aveva 13 anni piccolo campioncino del remo: lui sì veniva con entusiasmo!!!

Non ho mai voluto mancare a questo appuntamento, anche se ero in mari lontani per il mio lavoro. Sono sempre riuscito a rientrare in tempo anche se spesso arrivavo la stessa mattina della ormai consueta competizione remiera.
Per la 37a il sandolone ha accolto 2 amici Padovani e un Veneziano; qualcuno aveva ancora un’esperienza limitata, ma quanto entusiasmo hanno dimostrato!
Non avendo più tempo per la sua manutanzione, mi sono a malincuore deciso a vendere loro Il mio Sandolone, una parte della mia storia se ne è andata con lui, ora la sua sbessola sbatterà sul Bacchiglione, su acqua dolce dopo quasi 40 anni di acqua di mare… Certamente anche lui me ne vorrà, ma in fondo tutti noi andiamo in pensione, e gli amici Padovani lo cureranno meglio di quanto lo potevo curare io.
Può avere anche lui la piccola consolazione in quanto ci hanno promesso che saranno comunque presenti con lui alle Vogalonghe future.

Vogalonga sono 38 quelle già fatte 38 anni da quella prima avventura: chi non conosce questa manifestazione, a migliaia ora partecipano, ma quanta venezianità si è persa, dove le barche maggioritarie sono quelle fuori scalmo e altre che di veneziano non hanno proprio niente da spartire.

Chi ha potuto vivere le prime anche se un poco sofferte Vogalonghe, ha vissuto un’esperienza irripetibile, si arrivava coi brassi roti e le schiene e le gambe a tochima tutti con la consapevolezza di aver vissuto una giornata da e con Veneziani con un solo fine comune, difendere queste nostre vecchie mura dalla distruzione in nome del profitto.

Grazie Sandolone Buranello per quanto mi hai saputo dare.

Di Franco Tonello